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Poesia Pagana: Terra accompagnaci

  • Immagine del redattore: Rachele Trezzi
    Rachele Trezzi
  • 11 gen
  • Tempo di lettura: 4 min

Siamo ancora in inverno, alcuni direbbero che è appena cominciato. Tuttavia, per moltissime tradizioni pagane, cioè legate alla terra, alla sua lavorazione e ai suoi ritmi, questo è il terzo e ultimo mese di inverno. A inizio febbraio qualcosa già comincia a cambiare, se stiamo ad ascoltare: una forza nuova, come un vento arriva e ci spinge con forza a trascendere l'inverno, nonostante il freddo continui. Qualcosa comincia a muoversi, e quel piccolo movimento è, per la Natura, un terremoto. Niente è più potente di un seme che germoglia e fa capolino dalla terra ancora coperta di neve e di brina, o della prima gemma su un albero spoglio. Annunciano, entrambi, che la linfa ha ricominciato a scorrere, che la nascita è avvenuta. Ma di questo ne riparleremo.


Per ora STIAMO qui. Questo ci chiede gennaio, di restare. Solo restando a contatto con la scheletricità di questo mese, solo accogliendone il vuoto e il silenzio possiamo, poi, quando sarà tempo, trascenderlo. Per chi è avvezzo all'astrologia occidentale, non è un caso che gennaio sia il mese del Capricorno, legato al pianeta Saturno e alle ossa del corpo, lo scheletro. Il capro sopravvive alle condizioni più difficili della montagna, scala in qualsiasi condizione, determinato a raggiungere la vetta. La vetta, a gennaio, è resistere, sopravvivere all'inverno con le provviste a disposizione e con il poco che la natura offre in questo momento. E' un'emblema dell'ostinazione ad esistere, della resistenza, della perseveranza.

Nel feng-shui l'energia associata a questo momento è la Terra, nella sua declinazione Yin. La Terra è sui generis rispetto agli altri archetipi, non si indentifica con una stagione specifica, ma piuttosto con la doppia esigenza della vita di cambiare continuamente e stabilizzarsi. Così, nella ruota dell'anno, l'energia Terra arriva all'ultimo mese di ogni stagione, ad accompagnare ogni energia verso la successiva: facilita la transizione, la metamorfosi, assicurando equilibrio e stabilità nel passaggio. A gennaio la Terra prende per mano l'Acqua e la guida a mettersi al servizio di altro, della vita che dovrà rinascere con la primavera, e l'energia del Legno. L'energia Acqua sa essere impetuosa, per generare va guidata, focalizzata in un intento, un'idea, un'immagine. Così gennaio rappresenta questo momento di gestazione, in cui tutto è latente, ma la vita si prepara nel grembo della terra a venire alla luce. Tutto è fermo, ma tutto sotterraneamente si sta disponendo alla rinascita. La Terra è così, è la grande Madre, che gesta, contiene i semi del nuovo, li nutre con pazienza e sapienza.


Vorrei parlarvi di un'incredibile curiosità, che ho scoperto qualche anno fa leggendo "Il tempo e l'acqua" dell'autore islandese Andri Snaer Magnason. Nel libro racconta come abbia rintracciato un filo rosso tra due mitologie geograficamente distanti tra loro, quella norrena e quella hindu.

Nell'Edda di Snorri, scritta in Islanda nel XIII secolo, il mondo ha inizio con una mucca di nome Auðhumla, fatta di brina, dalle cui mammelle scorrevano quattro fiumi di latte, di cui si nutrì il gigante Ymir, da cui fu creato il mondo: dal suo sangue si crearono il mare e i laghi, dalla sua carne la terra, dai suoi capelli i boschi e dal suo cervello le nubi. La curiosità pagana è che Magnason sembra aver rintracciato un "sorella" di Auðhumla, in India. Là la madre di tutte le mucche si chiama Kamadhenu, mucca dell'abbondanza e della ricchezza legata alla Madre Terra. Le zampe di Kamadhenu, il suo fondamento, e il fondamento del mondo, sono rappresentate nell'iconografia dai monti dell'Himalaya, da cui hanno origine i quattro fiumi più sacri dell'Asia, che fluiscono verso i quattro punti cardinali: l'Indo, il Sutlej, il Brahmaputra e il Karnali. Che la mucca di brina sia un ghiacciaio? Che l'acqua glaciale bianca per i minerali in essa disciolti, sia stata poeticizzata come latte? E' un gran volo di fantasia, ma affascinante.

Ecco, stando sul piano metaforico, vorrei che immaginaste gennaio come una grande mucca di brina, provvida e ghiacciata, che nutre il mondo e la vita. D'altronde anche nella cultura cinese l'animale a cui è associato il mese di gennaio è il bue. I fili si intrecciano.

Vorrei spezzare un'ultima lancia in favore di questa grande potenza Yin. Non pensiamo che Auðhumla si autoalimenti per nutrire il mondo. Una madre non è una fonte di vita inesauribile, che dà senza prendere. Spesso noi, moderni occidentali, cadiamo in questo pregiudizio culturale. Nell'Edda già si chiedeva: "Con che cosa si nutriva la mucca?", e Hàr rispose: "Essa leccò le pietre ghiacciate che erano salate." Anche una madre va nutrita perché possa nutrire. I nostri corpi e le nostre case sono piccole madri, che vanno nutrite per continuare a generare vita.

Come nutrirle? Serve il cibo giusto: i giusti ritmi, quantità, qualità, spazi, forme, colori, materiali, profumi, suoni, informazioni, relazioni, presenze. Capire cosa è corretto per noi, per le nostre vite, è un lungo lavoro. Lo spazio con cui siamo in relazione è una grande fonte di alimentazione inconscia, ed è fondamentale che sia quanto più vicina possibile alle nostre reali necessità. Occorre mettersi al lavoro, con determinazione.

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di Rachele Trezzi

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